Piante velenose o tossiche per il coniglio: attenzione alle insospettabili
Alcune sono molto comuni. Diverse quelle nocive anche per l’uomo
Se si ha la fortuna di avere un giardino o uno spazio all’aperto, sia esso terrazza, balconcino o cortiletto, è sicuramente buona cosa per il nostro amico coniglio lasciarlo scorrazzare qualche ora libero per carpire qualche raggio di sole (importante per la sintesi della vitamina D) e fargli assaporare le erbette di prato. Attenzione però, perché quasi tutte le piante ornamentali, da appartamento o giardino, e molte piante spontanee che crescono nei prati e nei giardini sono tossiche o velenose per il coniglio.
Le piante a cui fare attenzione sono moltissime (clicca qui per consultare l’elenco alfabetico completo) e alcune sono estremamente tossiche anche per umani e altri animali. Se non si conosce una pianta o non si è certi della sua commestibilità è sempre buona norma evitarla completamente.
L’acetosa – diffusissima nei nostri prati (detta anche romice, erba brusca, erba britannica, lapazioo lingua di capra) – per esempio, è tossica soprattutto dopo la fioritura; le foglie contengono la massima concentrazione di acido ossalico che può causare insufficienza renale; così come l’agrifoglio – tanto bello da utilizzare per i centrotavola natalizi – le cui bacche causano nei conigli problemi gastrointestinali e renali.
Se abbiamo un albicocco, un pesco o un melo in giardino facciamo attenzione ai semi dei loro frutti: contengono glucosidi cianogenici che liberano acido cianidrico e provocano sintomi di intossicazione di tipo neurologico con convulsioni, spasmi e difficoltà respiratorie. Così come del ciliegio sono dannosi rami, foglie e noccioli del frutto.
L’anturio, una pianta ornamentale molto diffusa nelle nostre case, causa irritazione alle mucose orali con bruciore intenso alle labbra, lingua, salivazione eccessiva, difficoltà nella deglutizione e, per gli animali che possono, vomito (ma i conigli sono incapaci di vomitare).
Altre piante ornamentali tossiche molto comuni sono sono, per esempio, la calla, il ciclamino, il crisantemo, la dalia, il giacinto, l’ortensia, il gladiolo, il tulipano, il papavero, l’iris, le petunie e le primule. Ancora, l’azalea, anch’essa molto comune nei nostri giardini, è molto pericolosa, ha effetto ritardato, contiene andromedotossina e graianotossina, causando sintomi gastroenterici.
Anche il diffusissimo botton d’oro, facilmente riconoscibile in molti prati, è tossico come tutte le Ranuncolaceae, ma in piccole quantità (come si trova spesso nel fieno) per il coniglio è innocuo. Attenzione invece a Cicuta maculata e Cicuta Virosa perché molto simili alla carota selvatica che invece è commestibile.
Molto più conosciute come nocive sia per l’uomo che per gli animali sono l’edera (soprattutto le bacche, causano sintomi gastroenterici, diarrea, iperattività, difficoltà respiratorie, coma, polidipsia, dilatazione delle pupille), il glicine (semi e baccelli contengono il glucoside wistarina, tossico anche per l’uomo; causa vomito violento – e i conigli, ricordiamo, sono incapaci di vomitare – diarrea e dolori addominali – anche ai conigli), il mughetto e l’oleandro.
Alcuni vegetali di uso quotidiano nelle nostre cucine, e quindi assolutamente commestibili per noi, non lo sono invece per i conigli: alloro, avocado (foglie, noccioli, rametti: causa diarrea, congestione polmonare, infiammazione delle ghiandole mammarie in conigli, ma anche capre, bovini e cavalli, arresto cardiaco nelle capre ed è tossico anche per cani e gatti), grano saraceno, patata, melanzana (tutta la pianta), noce e noce di macadamia, rabarbaro, tanaceto o erba amara (è un antielmintico ma se ingerito in grande quantità può causare aborto – come il prezzemolo), cipolla (provoca anemia emolitica e ha un effetto immunodepressivo nei conigli) e pomodoro, ma solo foglie e fusti, il frutto è invece commestibile.
Infine sulla Stella di Natale (Poinsettia, Euphorbia pulcherrima) ci sono opinioni discordanti: alcuni esperti di botanica considerano velenosissima solo la linfa lattiginosa, altri affermano che non presenti alcuna criticità, sostenendo che sia al limite irritante. Il consiglio è di non privarsene, ma fare sempre attenzione e tenere tutto ciò che è potenzialmente pericoloso fuori dalla portata degli animali domestici tutti. Teniamo presente che come per gli esseri umani, alcune delle piante citate possono essere utilizzate anche in omeopatia animale. Sta sempre tutto nelle dosi e nelle combinazioni.
Qualora notassimo sintomi particolari o anche solo anomalie nel nostro coniglio e nel caso sospettassimo un’intossicazione o un avvelenamento, è indispensabile essere tempestivi e contattare il veterinario (esperto in esotici). Evitiamo assolutamente il fai-da-te: non somministriamo mai farmaci o sostanze varie di nostra iniziativa e non cerchiamo mai di indurre il vomito, neanche negli altri animali: se non conosciamo la composizione del veleno ingerito, potremmo peggiorare e aggravare ulteriormente la situazione.
Ricordiamo, infine, che alcuni vegetali (per esempio, oleandro e mughetto) liberano principi attivi tossici anche nell’acqua, quindi facciamo attenzione non solo alle piante ma anche ai loro ai sottovasi.
Fonti: Romy Carminati
Etologa Relazionale. Educatrice e Mediatrice nell’Interazione e nella Relazione Umano-Coniglio
Addestrareconigli.it, Casa Freccia, Cose da Cavia, La Voce dei Conigli, La Collina dei Conigli,
Il Mondo dei Conigli
Foto: Pixabay


