Ricerca senza animali: LEAL rinnova il finanziamento all’Università di Genova
Dal grasso delle liposuzioni cellule per testare la tossicità dei farmaci su feti e donne in gravidanza
In questi giorni LEAL ha riconfermato il finanziamento all’Università di Genova (Dipartimento di Medicina Sperimentale) dove la biologa dottoressa Susanna Penco, membro del Comitato Scientifico di LEAL, sta portando avanti, con la dottoressa Anna Maria Bassi e alla sua equipe un’importante ricerca con metodi sostitutivi, cioè senza animali, sulla potenziale tossicità di molecole sulle cellule del sistema nervoso centrale in formazione (embrio e feto-tossicità): in pratica dal tessuto adiposo delle liposuzioni vengono isolate le cellule staminali dette “pre-adipociti”, che vengono tradotte in future cellule del sistema nervoso, offrendo così la possibilità di testare su di esse potenziali farmaci per capire se tossici e, dunque, dannosi per futuri bambini e donne in gravidanza.
“Gli animali non sono oggetti e neppure una nostra proprietà, sono esseri viventi che hanno diritto a una vita libera e al rispetto, senza essere sopraffatti dall’uomo” ricorda Gianmarco Prampolini, presidente LEAL. “Siamo stati i primi, fin dal 1981, a finanziare borse di studio per la ricerca senza animali, e promotori della legge 12 ottobre 1993 n.413, relativa alle norme sull’obbiezione di coscienza alla sperimentazione animale e della iniziativa europea Stop Vivisection“.
LEAL Lega Antivivisezionista si prefigge da statuto, infatti, l’abolizione della vivisezione: secondo l’associazione si stima che la sperimentazione animale utilizzi ogni anno oltre 300 milioni di animali e, in Italia, secondo i dati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n.53 del 5/3/2011, nel triennio 2007/08/09 ne sarebbero stati usati 2.602.773.
“La sperimentazione animale va abolita per ragioni puramente etiche poiché rende gli animali nostri schiavi per profitto” denuncia l’associazione “e come afferma Claude Reiss, presidente di “Antidote Europe” (Comitato scientifico per una migliore prevenzione della salute umana e una ricerca biomedica affidabile non basata sulla sperimentazione animale) e direttore emerito del prestigioso CNRS di Parigi: La sperimentazione animale muove troppi interessi economici ed è utile solo per:
1) ampliare curricola e pubblicazione (si ripetono esperimenti già fatti con piccolissime varianti o cambiando il tipo di animale);
2) possedere un alibi per una successiva sperimentazione sull’uomo priva di adeguate garanzie (l’uomo è sempre la vera cavia per ogni prodotto immesso sul mercato);
3) per predeterminare la risposta di qualsiasi test (variando solo la specie animale o solo il ceppo di animale usato);
4) per avere l’utilissimo alibi dell’incertezza della prova. Questa consente alle multinazionali farmaceutiche di affermare che si possono affrontare le prove cliniche sull’uomo in quanto i farmaci hanno superato i test sugli animali. Ma si sa bene che i testi sugli animali non sono preddittivi. Ma questo escamotage consente alle aziende di sottrarsi alla responsabilità civile e al pagamento dei danni causati. La stessa sostanza a seconda della specie di animale può essere dichiarata inoffensiva o cancerogena, creando l’alibi per commercializzare prodotti anche potenzialmente pericolosi cautelandosi da eventuali cause delle vittime“.
Fonte: LEAL
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